Tra le mie consuetudini più partecipate, ricerco e visito siti o mercati dell'antiquariato, sia in Italia che durante i miei viaggi all'estero, per perdermi nelle evocazioni e nei racconti degli oggetti, ri-conoscere tratti tradizionali, nei loro materiali e finalità d'uso, e ri-leggerli secondo i dettami dei tempi attuali; questa mia forma di "bisogno" culturale camminando in una fiera antiquaria alla ricerca di Identità, Memoria e Circolarità - strettamente collegata con i miei studi universitari in Economia del Turismo e la mia passione per una conoscenza non superficiale del Territorio - ha sicuramente concorso alla nascita dell'Incubatore di progetto 'I Bauli della Memoria' by EDU.
Tra i miei tour locali di questa matrice più affascinanti per l'esperienza turistica d'insieme che si può assaporare, la prima domenica del mese e il sabato precedente si svelano tradizioni epocali, attraverso oggetti esposti lungo le vie del centro storico di Arezzo, nella nota 'Fiera Antiquaria'; così, la scorsa domenica, ho ripercorso l'intero ricamo di vie "a braccetto" con la mia amica Emi, cultrice della storia rurale della famiglia tipica italiana che ha vissuto nel secolo scorso, "appresa" dai film in bianco e nero con i sottotitoli e dai racconti delle generazioni senior incontrate durante i suoi viaggi in Italia attraverso quella loro genuina accoglienza fatta di mimica e condivisione che impatta sull'anima, ormai sempre più perla rara.
Grazie ad una narrazione sviluppata per parallelismi, a volte ironici a volte acri, con la mia esperienza diretta, vissuta insieme o ascoltata intimamente, con i miei senior, ancora oggi valorizzata negli spazi quotidiani che custodisco secondo i loro valori, è stata colta l'occasione per riflettere, attraverso il "ruolo" degli oggetti via via osservati, anche su aspetti ambientali e sociali in chiave attuale, contaminandoci vicendevolmente nelle diverse prassi ed amplificando ciascuna il proprio bagaglio conoscitivo derivante da quella storia non scritta che fa affiorare autorevolmente la Piccola Storia.
Ad esempio, in questo raccontarsi 'per ricordi riaffiorati' tramite quegli oggetti che hanno richiamato l'attenzione, ho potuto trasmettere una consuetudine di famiglia, a me cara, partendo da due vecchie cornici per quadri ivi acquistate: "...cara Emi, mio nonno Mario, classe 1915, che aveva la dote del disegno - amava soprattutto dipingere - figlio di un'epoca che necessariamente aveva in sé l'attuale canone dell'Economia Circolare ed applicava semplicemente il buon senso in una scelta d'uso principalmente funzionale e secondariamente estetica, non poté studiare per amplificare questa sua dote (come invece avrebbe voluto..., c'era già un cugino, più grande di età, nella sua famiglia, che aveva scelto l'arte...), i miei bisnonni non vollero, sostenendo al contrario per lui un lavoro manuale che garantisse loro entrate. Tralasciando l'evoluzione della sua vita che ridiede un giusto onore alle sue qualità istintive e creative (questa è un'altra storia...), è nel periodo della sua giovane pensione che, finalmente, poté dare sfogo alla sua arte, recuperando ogni genere di materiale o oggetto utile per dipingere, sia in casa che fuori, dal legno al vetro, dallo specchio alla resina, dal metallo al cartone, anche usurato o rotto non era un problema, il colore e la cornice avrebbero poi nascosto l'imperfezione (per lui, non difetto!); tant'è vero questo che un suo quadro o bozzetto, sotto al disegno raffigurato, può svelare una sezione di porta, un'anta di finestra, una porzione di armadio, una parte di barca, etc. Questa modalità che ho respirato attraverso di lui, fin da quando ho memoria, è entrata di fatto nel mio processo di scelta, a latere del mio tempo, inducendomi a non farmi ammaliare dal nuovo e perfetto, sempre e in assoluto, ma a farmi guidare dal valore ove esistente, presente e futuro, di un manufatto già realizzato; l'arte del recupero creativo permette, inoltre, di salvare stili e materiali di altre epoche che con la giusta dose di creatività possono degnamente diventare altro o partecipare alla composizione di altro, come nel caso del mio acquisto in cornici imperfette, ma di materiale e colorazione pregiati, che da me scomposte e aggiustate diverranno originali profili per camere da letto in arte povera".
Al di là di ogni forma di giudizio verso odierni usi o consumi impropri di risorse e prodotti, "inconsapevoli" dell'impatto su ambienti e comunità, ho potuto invece riconfermare ancora una volta, da quanto rilevato anche in questa occasione, una modalità estesa nella nostra attuale epoca: la dismissione o vendita di interi 'album di famiglia', intere abitazioni, a sconosciuti che ne percepiscono un valore e li rilanciano, spesso presso gli stessi territori d'origine, a profili terzi del tutto slegati per nascita o provenienza da tali tradizioni, ma profondamente appassionati, che li acquisiscono per re-inserirli in un contesto abitativo autoctono acquistato e ristrutturato nel rispetto dei suoi canoni storici; a seguire, condivido alcuni scatti di questa particolare formazione esperienziale:
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