Esattamente vent'anni fa, per due anni consecutivi, volli esplorare le Isole delle Azzorre, sia per motivi turistici che per interessi ambientali, vantando degli ecosistemi terrestri e marini, a carattere unico, presenti in pochi altri luoghi al mondo; su quei territori, ancora lontani da sistemi di urbanizzazione o industriali "invadenti", ebbi modo di dialogare con le comunità residenti ed accogliere il loro punto di vista, di chi vive, ad esempio, sull'isola di Flores, il territorio più occidentale delle Azzorre e di tutta Europa, a poche ore di viaggio dal Continente Americano.
Lì, ascoltai, per la prima volta, reali riflessioni multi-comparto da parte dei "custodi" autoctoni di quei particolari sistemi ambientali e sociali che avevano sviluppato nel tempo un proprio senso critico attraverso le contaminazioni di imprenditori, studiosi e viaggiatori internazionali; tutte convergevano sull'importanza di un piano regolamentare, auspicato, a carattere europeo e globale che fosse in grado di rispettarli e svilupparli responsabilmente.
"Rileggendo", oggi, quelle osservazioni, sento ancora più "impattante" la recente mancata approvazione, da parte del Consiglio Europeo, della Direttiva CSDD - 'Corporate Sustainability Due Diligence', sulla responsabilità delle imprese in materia ambientale e sociale lungo la catena di produzione e distribuzione, in relazione alle obiezioni espresse da Germania, Italia e Francia, nonostante fosse stato raggiunto il 14 dicembre 2023 un accordo provvisorio tra Consiglio e Parlamento; era proprio dicembre 2023, quando terminavo il Corso "ESG Analysis & Investing" del POLIMI - Graduate School of Management (GSoM) che mi aveva condotto in maniera esemplare in un percorso di apprendimento critico e sistemico sulla transizione verde, sociale e industriale, ed ero entusiasta per quanto previsto in tal senso al 2024, in particolare, dell'obbligo per le imprese a farsi carico responsabilmente degli impatti sociali, oltre che ambientali, della propria catena di approvvigionamento.
La direttiva CSDD imprime(va), infatti, un tracciato significativo per garantire che le imprese operanti nell’Unione Europea rispettino i principi della sostenibilità e prevengano/limitino gli impatti negativi delle proprie attività su Persone e Ambiente; la Direttiva, di fatto, ha ampliato il campo di applicazione, considerando in ambito ESG (Environmental, Social, Governance) oltre all’aspetto ambientale quello sociale e, anche se minimamente, l’aspetto di governance con il riferimento, ad esempio, ai profili commerciali, a monte, e ad attività dell'impresa, a valle, come il riciclo dei Rifiuti (Tema a me particolarmente caro).
Al di là di ogni personale considerazione, da analista nelle Questioni ESG, ritengo sia basilare, ora, non dimenticare il contenuto dello scenario regolamentare che era in obiettivo; "l’impronta" della Direttiva in oggetto dipende, oltre che da una volontà politica, da una corretta comprensione e capacità applicativa degli Stati membri e delle imprese e, in tale contesto, da responsabile dell'Area 'Progettazione, Ambiente e Territorio' dell'UNC Umbria, credo che avrà un ruolo sempre meno secondario la Collettività, un Soggetto da in-formare e sensibilizzare in materia, in maniera organica e trasversale, per attenzionare impatti e promuovere buone pratiche consapevolmente.
A seguire, alcuni miei scatti dei peculiari eco-sistemi delle Azzorre (Portogallo), sopra citati:
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